martedì 13 maggio 2008

Mathias on the road


In stazione, ieri sera. ad aspettare la coincidenza per andare a casa. Assorto nella lettura di "Undici Minuti" di Paulo Coelhho, si avvicina un uomo con una mappa in mano, con aria spaesata. Non si sente puzza di alcol, eppure si comporta come ne avesse fatto uso. sulla testa, vuota di capelli al centro, ha una crosticina fresca, ha dato forse una testata contro qualcosa da poco tempo.

Mi guarda con speranza negli occhi. parla in tedesco. capisco solo "Genova".Gli chiedo se conosce l'inglese. Lo conosce, è stentatissimo, ma a fatica capisco qualcosa. Scale, sottopassaggio, scale, e arriviamo al pannello delle partenze. Sono le 21:30, il mio treno partirà tra 10 minuti, il suo tra 1 ora e 30.

Mi ringrazia, e mi dice che è di Dortmund, mi chiede se ci sono mai stato. Gli dico che sono stato a Monaco e Stuttgard, ma lui dice che sono molto, molto diverse da Dortmund. Ora dice che andrà a Genova dove incontrerà altri amici tedeschi. Mi chiede se parlo francese. Lo parlo, un pochino. Lui parla decisamente meglio il francese dell'inglese, e si lancia in una riflessione in francese di cui non comprendo nulla. Glielo dico, lui ritorna all'inglese. Mi dice che lui ama stare a contatto con la gente. Lui vive "on the road"…. “come il libro di Jack Kerouac”, ribatto.. lui conferma. Lo guardo meglio.

Un giubbotto di pelle, col bavero rialzato per proteggere il collo dal freddo, dei jeans, degli scarponi. Tutto qui. nessun bagaglio, e, se non ho capito male, l'unica posto in cui poter tornare è un monolocale da 300€ a Dortmund.

Con me ho degli addormenta suocere, tiro fuori il sacchetto e gli chiedo se lo vuole. Mi chiede cosa sono.. "peanuts", lui mi dice che non può mangiarle, e mi fa un sorriso…. tale e quale ai capelli… pochi denti ai lati, il vuoto al centro. Ha anche qualcosa di nero di fianco all'occhio, di sicuro non è in gran forma.

Mi dice che ha il vizio del fumo, e i denti anneriti lo confermano, ha anche la voce roca e ogni tanto tossisce. Mi dice che ha finito le sigarette, e io gli chiedo se gli servono dei soldi per prenderle. Lui mi guarda in maniera strana, poi dopo capirò perchè. non vuole. insisto. cede. però solo la moneta più piccola che ho. Gli do due euro. Lui mi dice di no, di dargli anzi un solo euro, non due. io gli ridò 5 euro. Lui mi chiede perché.

Io gli dico che ci sono tante persone che mendicano che non chiedono soldi, ma che li pretendono, e non fanno nulla per cambiare la loro situazione. poi, continuo, ci sono persone che un disperato bisogno di soldi, ma che non li chiedono, anche se potrebbero. Mi guarda stupito. Vedi, gli dico, questi pochi euro, io li do a te perché ne hai più bisogno di me, e quando tu troverai qualcuno che ne ha più bisogno di te, tu dai a loro qualche euro. Un giorno, forse anche io ne potrò avere bisogno, ma mi piace pensare che qualcuno, verrà ad offrirmi aiuto, così come ora ne sto dando a te.

Lui mi guarda, e vedo che gli si inumidiscono gli occhi. Mi dice che la pensa proprio come me. Mi chiede che cosa faccio lì. Gli dico che sono uno studente, e lui si guarda e dice "uno studente.. uno studente… mi sono fatto dare dei soldi da uno studente", come se stesse pensando a come si stava riducendo. Poi mi dice che ha conosciuto dei ragazzi Polacchi che per ottenere 7 euro che servivano loro per prendere il biglietto del treno, hanno impiegato una giornata intera a mendicare, perché non hanno trovato nessuno disposto ad aiutarli, per quello lui mi guardava in maniera stranita. Non si aspettava già la gentilezza di accompagnarlo al pannello delle partenze ed indicargli il treno, nè, tantomeno, un aiuto economico inaspettato, per quanto piccolo.

Salgo sul treno..sta per partire.. e rimango sulle scalette. Penso che non so nemmeno il suo nome, Glielo chiedo. Si chiama Mathias, ed ha una stretta forte, vigorosa. buon segno.

Le porte si chiudono, lo saluto attraverso il vetro, lui mi fa il segno della pace, io replico. poi apro un finestrino, mi sporgo fuori e gli dico di prendersi cura di se. Lui corre dietro al treno e mi chiede "tu cosa odi nella vita?".. gli rispondo che “non odio”.. gli dico che” la vita la amo, Mathias”, e lui mi urla dietro che sono uno a posto, e che a differenza sua avrò un futuro. Non oso nemmeno immaginare a come si stesse sentendo Mathias quando ha pronunciato quella frase, un buon augurio per me, e una condanna per lui.. posso solo augurargl loro di ritrovare la strada di casa, il prima possibile.

Ciao Mathias, buon viaggio, e in bocca al lupo.

Leonardo.

(scritto il 2/12/07).

Poco tempo fa ho visto il bellissimo film "Into the wild".
mentre guardavo il film, ho rivisto lo stesso spirito di Mathias, solo con un età diversa.
l'immagine iniziale è tratta da "Into the wild"

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